Diego Velàsquez, Venere allo specchio, 1650 ca., olio su tela, 122,5 x 177 cm, Londra, National Gallery
Diego Velàsquez (Siviglia 1599-
Madrid 1660), “pintor del rey”
presso la corte spagnola,
interpretò mirabilmente le
grandezze e le miserie, la forza
ed il tramonto della Spagna del
“secolo d’oro”; un secolo (1560
– 1660) di straordinaria prosperità
economica e fioritura artistica che
volgeva al termine proprio negli
anni in cui era attivo Velàsquez.
Ciò traspare dall’intenso
sentimento di melanconia e di
amarezza che avvolge i suoi
ritratti e rende i personaggi privi
di vitalità, distanti, lasciando
emergere soltanto l’apparato,
l’etichetta, il ruolo sociale.
Nelle opere di Velàsquez è sempre
presente una luce brillante,
mattinale ma al contempo si
coglie il momento fugace della
vita, si avverte l’ombra di qualcosa
che si estingue. Nella Venere allo
specchio, questo tema è
rappresentato dallo specchio, simbolo della fugacità, della bellezza e della vita. La posa di
spalle della Venere viene
interpretata come
espressione di un desiderio di convenienza e di
pudore. Vi è poi il tema mitologico
del divino che si cela negli aspetti
della vita quotidiana e che è
rappresentato in maniera esplicita
dalla presenza di amore che
regge lo specchio.
La Venere allo specchio è l’unico
nudo rimasto dell’opera di
Velàsquez. Si ritiene che la donna
ritratta sia la sua amante,
anch’ella pittrice, ritratta a Roma
durante il viaggio che l’artista
fece in Italia per acquistare
antichità e dipinti da destinare
all’arredo del palazzo reale
spagnolo.
Nell'opera si riconosce un grande omaggio alla Venere allo specchio di Tiziano dipinta cento anni prima, nel 1555.